La Nuova Scuola Pitagorica ha promosso per il 10 giugno 2017 la Giornata Mondiale per la distruzione di tutte le armi.
L’evento si svolge in varie città dalle ore 11:00 alle ore 12:30, ed è indicato anche alla partecipazione dei bambini.
A Crotone la Giornata si terrà presso il Museo e Giardini di Pitagora.
– Di seguito il commento di Salvatore Mongiardo alla Giornata Mondiale per la distruzione di tutte armi.
1. Premessa storica
La storia del mondo mostra un susseguirsi di guerre che sembra non avere fine. Non ci sono popoli, razze, etnie, nazioni o continenti che siano stati risparmiati dalla guerra. I danni, i lutti e le sofferenze provocate dalle guerre in migliaia di anni sono incalcolabili. Molti studiosi hanno cercato di analizzare il fenomeno delle guerre senza però arrivare a prevenirle o impedirle. Ogni persona aspira alla pace, parola che è ripetuta in tutte le lingue come saluto o augurio, ma la pace rimane un desiderio irrealizzabile nella realtà dei conflitti.
2. La situazione attuale del mondo
Le grandi potenze di Usa, Russia, Cina, Francia e Inghilterra non sono più in guerra tra di loro da molti decenni, una novità nel panorama storico. Gravi tensioni e guerre tuttavia si succedono soprattutto nel Medio ed Estremo Oriente, alimentate da estremismi politici, religiosi e terroristici. Di conseguenza, intere popolazioni cercano rifugio in Europa e Usa ponendo seri problemi d’immigrazione e integrazione.
Oggi sappiamo quanto succede in ogni parte del mondo e tutti abbiamo la brutta sensazione di vivere su un vulcano che sta per esplodere. Il mondo è pieno di tensioni, create principalmente dall’ingente costo delle armi, da un sistema finanziario che divora enormi cifre e dalle nascite sempre in aumento nei paesi del Terzo Mondo.
3. Una considerazione
Saremmo grandemente sbalorditi se fosse possibile fare un calcolo di tutte le spese fatte nei secoli per finanziare, preparare, equipaggiare e fornire di armi gli eserciti. Sono cifre inimmaginabili, che avrebbero permesso a tutti di vivere agiatamente. A quelle, poi, andrebbero aggiunte le altre spese per i danni di guerra, i saccheggi, le ricostruzioni, la distruzione di opere d’arte…
Un esempio di vita serena grazie all’assenza di guerre ci viene dalla Svizzera che accoglie popoli di lingua e culture diverse, e da mille anni non ha più praticato la guerra raggiungendo così un livello invidiabile di benessere.
4. Una semplice constatazione
In tutte le guerre della storia, nessuna esclusa, emerge con evidenza una costante. Sono sempre i maschi a fare le guerre con le armi, qualunque sia il pretesto: razziale, religioso, di dominio, di conquista di territori, di accaparramento di materie prime, di follia o di mania di grandezza dei capi.
5. La guerra e la cultura maschilista
La guerra nasce dalla cultura del maschio. Inizialmente il maschio, grazie alla sua forza fisica, ha dovuto affrontare le belve feroci o i nemici per sopravvivere. La donna ne era impedita dalla minore forza e dall’allevamento della prole. Nei millenni successivi, però, quella maggior forza si è tramutata in religione, politica, organizzazione sociale, arte e mito, plasmando così un mondo a immagine del maschio dominatore al quale la donna doveva vivere sottomessa. Questo è stato un fenomeno di cultura, non di natura, la quale, invece, ha avvantaggiato la donna dando solo a lei la possibilità di partorire dei figli. La morte dell’eroe sul campo di battaglia, come Achille nei poemi di Omero, le lodi e gli onori ai caduti per la patria, il vanto delle armature e la gloria della vittoria sono testimonianze dell’origine maschile delle guerre.
Il filosofo Eraclito, contemporaneo di Pitagora, in un famoso frammento afferma: La guerra è il padre di tutte le cose. Questa frase è anche erroneamente tradotta: La guerra è la madre di tutte le cose. In greco polemos, guerra, combattimento, scontro, è di genere maschile come pater. La frase di Eraclito indica perciò che il maschio ha forgiato una cultura che tende sempre al predominio sugli altri creando conflitti in ogni ambito.
Il maschio ha usato nel tempo armi di guerra sempre più potenti e pericolose. È stato un continuo crescendo: dal pugnale di selce alle spade di bronzo, di ferro, alle armi di fuoco, fino alle armi nucleari, chimiche e a quelle di distruzione di massa.
6. Il sogno di una vita felice
Ѐ questo il sogno di ogni essere umano che si è sempre infranto contro la cruda realtà della violenza. Rari periodi e pochi popoli ne furono risparmiati, e la distinzione tra vincitori e vinti non mostra le tante vittime cadute sui fronti opposti. Un esempio storico è l’impero di Roma, che dominò per secoli il mondo occidentale a costo di un numero infinito di soldati romani uccisi. Tanti ne morirono, che alla fine non ce ne furono abbastanza da contrastare le invasioni barbariche, e l’impero andò in rovina. E non è da pensare che i romani vivessero felici, anche se i bottini di guerra davano loro ricchezza. Il dolore per i figli e parenti caduti ha segnato la loro esistenza. Alla fine, la massima romana: Se vuoi la pace, prepara la guerra, non ha salvato né le loro vite né l’impero.
7. Il sogno di una vita gratis
Salvo rare eccezioni, tutti ci siamo trovati in ogni tempo in ristrettezze economiche per mancanza di risorse, debiti, impossibilità di acquistare casa, studiare, viaggiare, scoprire il mondo, curarsi dalle malattie… Si dice difatti: I soldi non bastano mai. Possiamo chiederci se questa è una realtà immutabile, oppure se è possibile realizzare un sistema sociale dove non sia più necessario pagare mutui, studi, viaggi, vivere cioè in modo agiato, condurre una vita gratis. Sarebbe senza dubbio meraviglioso, ma dove trovare le risorse per realizzarla? E da dove cominciare? In quale forma, paese, e con l’aiuto di chi?
8. Sogno e realtà
Le persone di buon senso invitano a badare al sodo, a vivere la vita così com’è, perché tanto l’umanità non cambierà mai, e liquidano queste aspirazioni come utopie, fantasie irrealizzabili, un bel sogno. E allora dobbiamo parlare del sogno, sia di quello che avviene quando si dorme e sia di quello che si fa a occhi aperti, le utopie appunto. Eraclito affermava che gli uomini col sogno notturno ritornano a un mondo particolare. Si sogna la propria madre, il giardino di casa, l’incontro con un amico, tutte situazioni legate alla vita personale. Da svegli, invece, gli uomini vivono in un mondo comune e sognano le stesse cose, in qualunque situazione geografica o sociale si trovino: salute, felicità, amore, benessere.
9. Sogno a occhi chiusi
Freud scrisse: L’aver capito che il sogno è l’esaudimento del desiderio ha ampiamente riempito la mia vita. Il sogno, difatti, ha il compito di realizzare i desideri della persona, anche se i sogni appaiono mascherati o velati per non sconvolgere il sognante. Il sogno deve compiersi, altrimenti si rischia la follia, come avviene in laboratorio quando s’interrompono i sogni di una persona anche per pochi giorni. Esiste, dunque, un meccanismo naturale di desiderio-sogno-adempimento, che spinge l’umanità all’evoluzione. L’uomo, cioè, è preso in un ingranaggio di adempimento dei suoi desideri che lo spinge, notte e giorno, verso livelli di conoscenza e coscienza superiori. Ѐ il suo destino.
10. Sogno a occhi aperti
Ѐ il sogno comune, il bel sogno di una vita serena, felice, in salute, senza preoccupazioni, sogno che tutti hanno avuto e tutti ancora abbiamo, ma che finora non si è avverato. Né sembra possibile che si possa avverare nella situazione geopolitica del mondo odierno, così inquieto e pieno di contraddizioni. Pertanto, se quel sogno non si realizza, vivremo frustrati e allora dobbiamo chiederci perché siamo incapaci di condurre una vita piena. La risposta è che siamo tutti d’accordo nel desiderare che il sogno comune si realizzi, ma siamo poi tutti in disaccordo su come debba avvenire. In altre parole, tutti vorremmo raggiungere la felicità, ma in modo diverso e spesso contraddittorio: col successo, il denaro, il sesso, la droga la famiglia, la penitenza, il paradiso, il nirvana.
Abbiamo, però, esempi indiscutibili di sogni comuni che si sono realizzati, come la vittoria su molte malattie e quello del volo umano. Da quando l’uomo ha visto gli uccelli volare, ha sempre desiderato andare libero nell’aria e Icaro, che muore nel tentativo di volare, è la rappresentazione mitica di quel forte desiderio. Altri morirono nel tentativo di volare, ma un giorno quel sogno si è realizzato con l’aereo, e oggi voliamo da un continente all’altro e fin sulla luna. Anche la conquista recente di internet e del cellulare, che consentono di sapere, vedere e parlare con chiunque in qualunque parte del mondo, sono cose inimmaginabili fino a poco tempo fa.
11. Un mondo al testosterone
La natura ci da il sogno notturno per realizzare il desiderio individuale, e ci da anche i sogni ad occhi aperti perché questi siano realizzati, non per farci impazzire di frustrazione. La natura non vuole il male dell’uomo, non è, come temeva il poeta italiano Leopardi, il brutto poter che a comun danno impera. Un altro poeta, il greco antico Bacchilide, aveva scritto un concetto simile che affiorava dal fondo della cultura greca: Per i mortali la cosa migliore è non essere mai nati. Questi due poeti, e altri personaggi importanti e molte persone semplici, erano convinti che la vita umana fosse una condanna senza speranza. Oggi però noi abbiamo capito che molti mali del mondo sono originati dall’ormone maschile: il testosterone, parola che viene dal greco ormao, eccitare. Al riguardo, la cantante italiana Mina dice:
Il testosterone, che i maschi possiedono in misura grandemente superiore alle femmine e che noi, per fortuna, tendiamo a convertire in estrogeni, è alla base, è l’origine di quasi tutti i guasti, dalla semplice rissa, alle guerre, le odissee, le morti, i dolori profondi. Per non parlare dello stretto lato sessuale… L’uomo dovrebbe essere altro. L’uomo è chi muore con dignità e chi con dignità accetta le tempeste fisiche e mentali della vita…
E il filosofo americano Ken Wilber afferma:
Studi condotti sul testosterone portano tutti a una semplice conclusione. Non per essere volgare, ma pare che il testosterone abbia in pratica due, e solamente due, impulsi principali: accoppiati o uccidi. E i maschi vivono questo incubo biologico quasi fin dal loro primo giorno di vita, un incubo che le donne possono a malapena immaginare…
Il testosterone cioè, è debordato oltre i suoi scopi naturali di procreazione e difesa generando una lotta infinita perché i maschi possano dominare sugli altri maschi e sulle donne.
12. Pitagora e la guerra
A Crotone il filosofo insegnava che la guerra derivava dall’uccisione dell’animale e affermava testualmente: La pace è una consuetudine che deriva dal rispetto degli animali. Se non osi uccidere un animale, mai ucciderai un uomo. In quella città egli evitava cacciatori e macellai e alla divinità offriva il famoso Bue di Pane, simbolo della fine della violenza. Egli fu anche l’unico filosofo a riconoscere la Maggiore Dignità della Donna. Non è esatto quindi dargli il merito di aver semplicemente stabilito la parità tra uomo e donna. Egli, difatti, insegnava che la donna veniva in dignità prima dell’uomo perché condivideva le sue cose secondo il criterio di giustezza, la giustizia sostanziale che veniva prima della legge, un comportamento che era estraneo alla natura maschile. Egli riconosceva anche al sesso femminile una profonda inclinazione alla pietà religiosa, tanto che i responsi oracolari di Delfi e Dodona erano rivelati da una donna. Ed esortava le donne a preparare con le proprie mani quanto intendevano offrire agli Dei, focacce, favi di miele e incenso, ponendolo su altari non macchiati dal sangue delle vittime.
13. Platone e la guerra
Platone frequentò la Scuola di Crotone per influenza della madre Perictione, filosofa che scrisse opere pitagoriche perse. Platone s’impegnò a fondo a pacificare il mondo di allora, e si mise in urto con i tiranni di Siracusa, i due Dioniso, il Vecchio e il Giovane. Due volte egli rischiò la vita, e fu salvato da Taranto e da Atene, che mandarono a Siracusa una nave per prelevarlo.
Verso la fine della vita, Platone ripensò a quegli avvenimenti e arrivò alla conclusione che per cambiare il mondo bisognava che ci fosse un cambiamento totale di mentalità e lo espresse nella famosa frase:
O i re diventano filosofi o i filosofi diventano re.
14. Kant e la pace universale
Nel 1795, mentre l’Europa era agitata da guerre in seguito alla Rivoluzione Francese, il filosofo Kant scrisse il saggio: Per la pace perpetua. In esso egli cercava la soluzione del problema della guerra in un mondo che vedeva dominato dall’ingiustizia, dove i poveri erano oppressi dalla smodata tracotanza dei ricchi e si diffondeva la perdita di lealtà e fiducia.
Kant suggeriva che gli eserciti permanenti dovessero essere aboliti, perché essi istigavano alla guerra essendo questa la loro unica finalità. Inoltre, un esercito permanente costava troppo e la soluzione per liberarsene era fare la guerra, che è sempre una spesa, mai un investimento.
Dubitando che i suoi suggerimenti fossero ascoltati, Kant aggiunse a quel suo saggio il famoso articolo segreto come ultima possibilità per evitare la guerra:
Le massime dei filosofi sulle condizioni possibili per la pace pubblica devono essere consultate dagli Stati armati per la guerra.
Quell’articolo potrebbe sembrare un’ingenuità, e invece ci riporta al dilemma di Platone secondo il quale era necessario che un ragionamento alto, filosofico, dovesse guidare i governanti.
Sulla tomba di Kant fu posta una lapide con la sua celebre frase:
Due cose riempiono la mente con crescente ammirazione: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me.
Quella frase riprendeva quanto sosteneva Pitagora, il quale percepiva la musica delle stelle e cercava di riprodurre l’armonia cosmica nell’uomo con le regole etiche e morali. Anche Gesù, ammirando la bellezza del cielo notturno della Palestina, volle portare quell’ordine nel mondo e disse: Il regno dei cieli è dentro di voi.
15. Aristotele e la speranza
Ad Aristotele fu chiesto cosa fosse la speranza, elpis in greco, e la sua risposta fu: La speranza è il sogno di un uomo sveglio. Aristotele riprendeva così la dottrina di Eraclito del sogno comune a tutta l’umanità e indicava anche che la speranza doveva essere realizzata da persone che si applicassero con intelligenza e determinazione. Il sogno da solo non si sarebbe mai realizzato.
Nel 2005 visitavo l’antica città romana di Sufetula, oggi zona desertica della Tunisia. In un mosaico del pavimento delle antiche terme, c’era scritto:
EN SEAUTÒ TAS ELPIDAS ECHE
Riponi in te stesso ogni speranza.
Quella frase lapidaria corrisponde a quanto affermava Kant: Solo nella speranza l’uomo è felice perché segue col desiderio la naturale inclinazione verso la felicità. Sperare, cioè desiderare, è legge di natura. Un vecchio proverbio dice: Chi di speranza vive, disperato muore. A quel proverbio manca un non: Chi di speranza non vive, disperato muore.
16. Mio padre e la guerra
Mio padre era stato colpito dalla morte di suo padre, tornato dalla prima guerra mondiale con la spalla congelata nel freddo delle Alpi. Morì lasciando moglie e otto figli senza pensione. Quando poi Mussolini decise di invadere la Grecia, mio padre fu obbligato a partire volontario, ma si ribellò rischiando un processo e una grave condanna, e fu rimandato a casa.
Nel 1950, quando avevo nove anni, vidi entrare nella sua officina, la forgia, un uomo che porse a mio padre un revolver che doveva essere controllato. Mio padre chiese all’uomo a cosa gli servisse, e quello disse che voleva sparare a qualcuno col quale aveva litigato. Mio padre prese l’arma, la poggiò sull’incudine e col maglio schiacciò la canna dell’arma rendendola inservibile. In seguito, in altre due occasioni, fece la stessa cosa.
Nel 1961, al mio paese fu portato un monumento ai caduti in guerra, una vittoria alata di bronzo, che teneva una corona di fiori dentro la quale c’era una spada. Mio padre segò quella spada e la buttò via, dicendo: Basta guerre, basta armi!
17. Quanti eserciti in Italia
Parliamo della Prima Italia, l’attuale Calabria, nata intorno al 2000 a. C. tra il golfo di Squillace a quello di Lamezia, e cerchiamo di contare quanti eserciti stranieri in armi l’hanno invasa: Alessandro il Molosso d’Epiro; Pirro; Annibale; i Romani; Alarico re dei Goti; i Longobardi; gli Arabi; i Bizantini; i Normanni; gli Svevi, gli Angioini; gli Aragonesi; gli Spagnoli; i Borboni; i Francesi e alla fine i Piemontesi. Quell’Italia, però, non ha mai fatto guerra a nessuno; ha sempre subito le invasioni straniere simile a un prato in fiore che, senza reagire, lascia succhiare da api e insetti il nettare dei suoi fiori.
Quelle invasioni hanno portato alla decadenza le popolazioni italiche, disperse dall’emigrazione in tutto il globo e solo in parte ancora residenti in Calabria, la terra dell’Unione Europea oggi più problematica per malessere e ordine pubblico. Però, la presa di coscienza di quelle invasioni e dei danni da esse arrecati spinge oggi la Calabria a iniziare una campagna mondiale per la distruzione delle armi ed eliminare così le guerre alla radice.
18. Vivere tutti ricchi
In tutti gli studi degli economisti, a cominciare dal famoso Adam Smith, si fanno analisi basate sulla limitatezza delle risorse. Non si considera mai l’ipotesi più seria: le risorse sarebbero sufficienti per permettere a tutti una vita gratis se fossero date ai popoli le enormi cifre destinate agli armamenti. Quelli convenzionali di terra; le marine militari con portaerei, incrociatori, sottomarini atomici; le aereonautiche con aerei da combattimento e trasporto militare; le batterie di missili convenzionali e atomici; le bombe nucleari, a neutrini, all’idrogeno; le armi chimiche, di distruzione di massa… Nessuno conosce l’esatto numero delle testate nucleari che sono stimate in diecine di migliaia in tutto il mondo, né l’ammontare dei bilanci militari, spesso coperti dal segreto di Stato.
Tutti gli incontri tra Stati per arrivare al disarmo non hanno dato alcun risultato. Anzi, è recente la decisione degli USA di voler avviare un programma di rafforzamento del potenziale nucleare, scatenando così un’escalation degli armamenti che toglierà risorse al popolo americano e destabilizzerà la sicurezza mondiale.
Per arrivare al disarmo basterebbe la firma su un documento condiviso dai governi, una cosa banale nella forma ma impossibile nella sostanza, perché i governi sono retti da maschi che non vogliono rinunciare a dominare.
19. Donne, armi, governi e religioni
Le donne non hanno mai fatto parte degli eserciti, e solo recentemente sono state ammesse per un malinteso senso di uguaglianza con i maschi. Ѐ qualcosa di profondamente contrario alla natura, la quale ha fatto le donne per generare la vita, non per toglierla. Altra prova del suo destino materno è che non si conosce nessuna donna carnefice in tutta la storia umana.
Forse sarà indispensabile avere donne a capo dei governi e degli Stati, per arrivare a distruggere le armi e abolire la tragica buffonata delle guerre. I pochi esempi di donne al potere, come Cleopatra d’Egitto, Elisabetta I di Inghilterra e Caterina di Russia, ci mostrano donne che hanno seguito una logica e un comportamento tipicamente maschili.
Le grandi religioni, poi, predicano la pace e la invocano in tutte le preghiere, ma la storia dimostra che proprio loro hanno scatenato le guerre di religione, le peggiori e più sanguinose. Questo deriva dal fatto che tutte le religioni sono creazioni di maschi che in esse hanno riversato la carica infelice del testosterone. Nonostante tutto, vogliamo sperare che finalmente le religioni capiscano la contraddizione nella quale si trovano, e si aprano alle donne per arrivare alla pacificazione dell’animo umano e al rifiuto di ogni violenza.
20. L’impossibile si avvera
L’universo stellato è governato da una legge sola, la legge di gravità. Anche per il mondo dell’anima esiste un’unica legge, la legge del desiderio, formulata da Eraclito, che invitava gli uomini a desiderare oltre ogni limite ragionevole con la sua Dottrina dell’Insperabile:
L’insperabile è arduo da raggiungere e nessuna strada vi conduce. Se non speri l’insperabile, non lo scoprirai mai.
Il filosofo invitava a sperare l’impossibile perché più il sogno sembra impossibile, più è destinato a realizzarsi. Ѐ quello che avviene per i miracoli. Il miracolo è un desiderio che si compie mettendo in moto il desiderio: avere fede significa desiderare. Spesso però noi non abbiamo fede, perché la paura ha castrato il nostro desiderio, la sola forza che può cambiare l’esistenza.
La riscoperta dell’antica Sofia, la sapienza di vita, può risolvere finalmente il dilemma di Platone su filosofi e governanti. Difatti, oggi l’evidenza della storia offre ai governanti, anzi offre a ogni persona, la possibilità di diventare filosofi per attuare il Grande Cambiamento.
Da Crotone parte la fiaccola per accendere nel fondo di noi stessi la speranza che è spenta. Un coraggio divino ci porta a spezzare le catene che da millenni tengono prigionieri i più grandi desideri umani: vivere pienamente ogni giorno in amicizia, armonia e prosperità, essere liberati dalle angosce quotidiane per incamminarci verso gli orizzonti divini che da millenni ci attendono.
Salvatore Mongiardo
5 maggio 2017